Pagina:Bandello - Novelle, ed. riveduta, vol 1, 1928 - BEIC 1971550.djvu/358

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dire che non si può amar a misura. Ché quando amor vuole, egli fa i regi, i prencipi e gli uomini nobilissimi di vilissime femine divenir non amatori, ma schiavi. Or torniamo a l’istoria nostra e non stiamo a disputare. Poi che la duchessa deliberò d’andar in Ancona a ritrovar il marito, ella l’avvisò segre- tamente del tutto. Da l’altro canto attese a mandar danari e robe in Ancona il piú che puoté. Divolgò poi che aveva voto d’andar a Loreto. Onde, dato ordine al tutto e lasciata buona cura al governo del figliuolo che deveva restar duca, si mise in camino con onorata e molta compagnia e con gran salmaria di muli; e pervenne a Loreto, e fatto cantar una solenne messa ed offerti ricchi doni in quel venerabile e reverendo tempio, pensando tutti di ritornar nel Regno, ella disse ai suoi : — Noi siamo quindici miglia vicini ad Ancona ed intendiamo che ella è antica e bella cittá. Onde sará ben fatto che noi ci andiamo a star un giorno. — Tutti s’accordarono al voler de la duchessa. Il perché, inviata innanzi la salmaria, tutti di brigata presero il camino verso Ancona. Il Bologna, che del tutto era avvisato, aveva onoratissimamente la casa fatto apparare e fatto l’appa- recchio per la compagnia onorevole, lauto e abondante. Egli aveva il palagio in su la strada maestra, di modo che era necessario passargli innanzi la porta. Lo scalco, che era di buon matino venuto per far ordinar il desinare, fu dal Bologna menato in casa e dettogli che egli aveva preparato l’ostello a la signora duchessa. Di che lo scalco si contentò, perciò che, se bene era il Bologna partito di corte, non si sapeva dagli altri la cagione ed egli era da tutti ben veduto. Il Bologna, quando gli parve tempo, montò a cavallo con una bella brigata di gentiluomini anconitani e andò fuor de la cittá quasi tre miglia ad incontrar la duchessa. Come quei de la duchessa il videro, cominciarono lietamente a dire : — Ecco, signora du- chessa, il nostro signor Antonio Bologna; — e tutti gli fecero meravigliosa festa. Egli, smontato e basciate le mani a la sua consorte, l’invitò con la compagnia a casa sua. Ella accettò l’invito ed egli, non giá come moglie ma come sua padrona, a casa la condusse. Quivi, dopo che da tutti si fu desinato,