Pagina:Baretti - Epistolario I.djvu/10

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4 giuseppe baretti

non so che mi dire, e sarei più disposto a pianger vosco, che a raffrenare le vostre lagrime. Addio, mio caro dottore. Vi prego dal Cielo ogni consolazione, specialmente in questa dolorosa congiuntura. Addio.

V.ro vero amico

Il Baretti.


II

Allo stesso.

Milano, luglio 1741.

Dottor car.mo. Io non so che mai dirvi, dottor mio caro; pure, colla congiuntura che viene costà la dolce mogliera vostra, vuo’ scrivervi, e se non altro vuo’ dirvi che sono estremamente afflitto, ma davvero, veggendo che probabilmente non ritornerete più a Milano per longo tempo; ma, caro voi, toglietemi da questa crudele dubbietà, e ditemi se restate, se venite, il quando, il come, ecc. per mia consolazione. Se vi fermate, acquietato che avrete alquanto Tanimo, sovvengavi di scrivere nelle ore perdute ad uno che vi ama, e di cuore. Prego Dio intanto che scemi il vostro presente dolore, ed affettuosamente riverendovi, unitamente all’amabile sig.ra Cecca ecc., al solito mi dico v.ro sincero amico

Il Baretti.


Il Riviera qui presente vi saluta tutti.

III

Allo stesso.

Milano, li 18 ottobre 1741.

Car.mo dottor Bicetti. Acclusa vi mando la Raccolta Corio, e basti di ciò. Oh, se sapeste, dottore, quanti versi ho da farvi sentire! Un capitolo scrittomi dal Grazioli, con la mia risposta; un capitolo sopra la gelosia del Vettori, bellissimo, e mill’altre