Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/40

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di frequente che le cose da noi bramate e procacciate come beni ridondano talvolta in mali quando meno ce lo sogniamo. Un po’ di quella nebbiaccia di tristezza, che m’ha ingombra la mente a questi di, giá vassi diradando, perché il mio Cecco l’ho trovato sul migliorare al mio arrivo, malgrado que’ disperati pronostici di questi medici; e vi posso assicurare che il mio avergli detto a prima giunta come voi promettevi di venirvi a stare un po’ con noi subito fatta pasqua, non è stato un mal balsamo al cuor suo. Pensate quale ha ad essere al mio, che non vi vo’ bene da pochi mesi com’esso, ma dacché v’eravate in fasce! Gli è vero che la mia lunga assenza dall’Italia s’aveva un po’ scemata di quella tenerezza che m’ebbi per voi da’ vostri primi anni, e per la forza di quell’ordine di natura che giá dissi; ma del cuore non m’usciste mai; e fra i diletti vivissimi ch’io mi prometteva nel ravvicinarmi all’ Alpi, quello di rivedere la mia Gaetanuccia non era certamente fuor della lista. Se la mia tenerezza siasi tutta desta quando vi riveddi, voi vel sapete! E l’essere ora stato alcuni mesi osservatore di quel tanto tesoro di buone doti che la vostra bell’anima contiene, mi v’ha resa si disperatamente cara carissima che propio mi pare impossibile poter piú vivere un’ora lieto senza di voi. Eppure... Ma vada in sua malora ogni sospetto, ogni dubbio, ogni malinconia, poiché dietro pasqua ho pure a rivedervi! Oh, pasqua, oh, santa pasqua, affrettati e non ti far tanto aspettare! Addio un milione di volte a voi, a mamma vostra, a tutti di casa, Gaetanuccia mia cara, addio, addio.