Pagina:Baretti - Prefazioni e polemiche.djvu/208

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secondo: D’amanti disperati e di dame, è assai men bello del primo dal canto della lingua, anzi è cosa puerile; il terzo: Delti spiriti beati, è una ridicola ma ben verseggiata esortazione a’ fiorentini, perché piglino l’armi e vadano a far guerra al Turco; il quarto: De’ romiti, è un miscuglio bisbetico di profano e d’osceno, espresso con molta bizzarria poetica; il quinto finalmente: D’uomini che vendon pine, è un freddo e misero equivocuzzo, vestito di parole molto plebee e molto meschine. S’usava ne’ tempi di Niccolò andare per Firenze molti crocchi di persone in maschera quasi ogni notte di carnovale, cantando di questi canti, buon numero de’ quali ci è stato conservato per mezzo delle stampe dal Lasca e da un certo Ottonaio. La piú parte d’essi hanno molto del fescennino e del baccanalesco.

Li otto capitoli Ò!^^ Asino d’oro contengono qui e qua de’ bellissimi terzetti e de’ brevi squarci di poesia molto vivi; ma dove l’intenzione dell’autore andasse costi a battere, io noi saprei indovinare, perché non sono indovino. Ben si capisce ch’egli aveva in capo di scrivere una satira lunga, e in essa rivedere il pelo a molti de’ suoi contemporanei; ma l’opera, rimasa imperfetta, è tanto oscura che senza un’ampio commento fatto dall’autore medesimo non credo sarebbe oggidí possibile intenderla, s’egli l’avesse anche condotta al suo fine.

I quattro capitoli che vengon dietro all’Asino d’oro sono scritti da poeta che non può staccarsi dalla politica. Parlo del secondo, del terzo e del quarto, perché il primo ha faccia di consiglio misteriosamente dato a un Filippo de’ Nerli. Non mancano in essi vivissime sentenze ridotte in versi e in terzetti con molta bravura, ma sul totale non sono stati ritocchi dopo fatti.

De’ due Decennali, il primo comincia con un terzetto sgrammaticato, che è questo:

Io canterò l’italiche fatiche seguite giá ne’ duo passati lustri sotto le stelle al suo bene inimiche.

A che si riferisce costi quel «suo bene»? All’Italia senza dubbio; ma per disgrazia Niccolò s’è scordato di nominarla