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12 PREFAZIONI E POLEMICHE

Si mettano in prosa questi due versi e poi mi si spieghino, di grazia, che io non li capisco troppo bene. «Quel cattivello», cioè Amore, «tira e sa tirare al naso, al gusto e al tatto». Che vuol egli dire, messer Biagio, con queste parole? Amore con l’armi sue, che sono frecce, dardi, saette, quadrella o che so io, «tira al naso»; va bene: il naso è una parte che si vede e che si può far bersaglio d’uno strale, d’una saetta. Ma «tira al gusto» e «tira al tatto», che significa ciò? Io non l’intendo, signor critico; onde fatene far il commento da alcuno o fatelo voi.

Se piace tanto e se alla moda pare.

Cioè: «se quel cattivello d’Amore piace tanto e se pare alla moda». Chi gli dice che Amore paia alla moda o non alla moda? Questi pensieri pazzi e stravolti e stranamente espressi sono vostri, signor Biagio molto reverendo, e non son miei, e d’altri che d’uno sciocco pari vostro non possono essere. Leggete bene i sonetti altrui prima di criticarli, leggeteli almanco tanto che ne li intendiate.

Perché poi con la penna l’hai ritratto,
e ’l fai si centra te tristo e volgare,
che mostri a chi noi sa quel ch’ei t’ha fatto?


Chi l’ha «ritratto»? chi l’ha «fatto volgare»? Io non l’ho ritratto né abbozzato né fatto volgare né latino. E se «mostro a chi noi sa quel ch’ei m’ha fatto», cioè se dico eh ’e’ «venne contro di me a sfogar la sua rabbia», cioè se, uscendo di metafora, dico che sono innamorato, che male è in questo? È forse strana cosa o brutta il dire che siamo innamorati, quando siamo giovani? Il Petrarca (ser Biagio, cavatevi il cappello, che ho nominato il vostro Petrarca), il Petrarca non l’ha egli detto mille volte e in mille modi che lo era anch’egli? Se è mala cosa il dire che siamo innamorati, il che per ora non si concede, almeno in grazia della somiglianza che ho in questo con Petrarca, il dottor da Este me la poteva perdonare e non con tanta pedanteria biasimarmene. Quanto beate sarebbono le sardelle, s’è’ facesse un sonetto contro ogni giovane innamorato de’ tempi