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Cominciare una nuova edizione delle opere di Giuseppe Baretti
con un volume di prefazioni e opuscoli polemici, può forse non
soddisfare pienamente chi s’aspettava anzitutto la pubblicazione
di qualcuna di quelle opere, a cui è massimamente raccomandata
la fama dello scrittore torinese.
Io credo invece che, pur non dovendo mancare nella raccolta
nessun’opera barettiana, fra le ripubblicabili, anche se largamente
nota e frequentemente ristampata (com’è delle principali), sia molto
opportuno cominciare con un volume, come questo, di scritti la
maggior parte rari, in varie lingue, su vari argomenti, e composti
in vari tempi, il quale può appunto servire da degna e conveniente
introduzione alla nuova edizione.
In questi vari scritti infatti, dettati da Giuseppe Baretti attraverso
più di quarant’anni di una vita letteraria operosissima, e che
s’integrano, s’illuminano e si spiegano a vicenda, sono idee,
sentimenti, giudizi, propositi, che riappaiono qua e là, ora appena
accennati e ora ampiamente svolti, nelle opere maggiori e nelle
altre che via via dovranno venire alla luce in questa raccolta.
Onde mi pare di non errare affermando che da un volume
come questo esce già fortemente sbozzata, in tocchi vigorosi, la
figura originale e caratteristica dell’uomo e dello scrittore. Basterebbe
anzi solamente quel capolavoro di spirito e di genio critico,
che è il Discours sur Shakespeare et sur monsieur de Voltaire,
a mostrare quale mirabile figura di precursore abbia avuta l’Italia
in Giuseppe Baretti.
Non tutti gli scritti introduttivi e polemici del Baretti possono
entrare in questo volume, e parecchi ne restan fuori per varie
ragioni.