Pagina:Baretti - Prefazioni e polemiche.djvu/69

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esser quella d’ ingannarci a segno che noi crediamo poco meno che vedere e sentire realmente Cesare, Pompeo, Catone, Semiramide, Cornelia, nella tragedia; e il signor Anselmo e Trafurello e la signora Isabella e madonna Pocofila, nella commedia.

Eccovi il vostro paragrafo, al quale io verrò cosi rispondendo.

E qui, per farmi, dirò cosi, da capo, bisogna prima che noi convenghiamo di una cosa, cioè che il teatro vuole poesia e non prosa. Io credo che né da voi né da altri mi sará contrastato questo punto, dietro l’esempio e dietro la sperienza che noi ne abbiamo dagli antichi e da’ moderni teatrali poeti di ogni nazione; conciossiaché i greci, i latini, i francesi, gl’italiani ed altre nazioni hanno fatte le loro tragedie e le loro commedie in poesia e non in prosa; la sperienza poi l’hanno fatta a loro danno molti francesi e molti italiani, i quali ne hanno per loro mala ventura scritte alcune in prosa, che, invece di riscuoterne laude ed applauso, biasimo e dispregio e dimenticanza riportato ne hanno, comeché alcuni abbiano fatto qualche buona o tragedia o commedia, e secondo tutte le buone regole di messere Aristotile. Di questa cosa gli è vano che io vi rechi esempio, imperciocché e voi e tutto il mondo sa che questa è cosa vera verissima. Dunque, torno a dire, il teatro vuole assolutamente poesia, non prosa.

Ciò posto, io la discorro cosi. I gravinisti e i due inglesi da voi citatimi, che per oggi io considererò come due gravinisti belli e buoni: i gravinisti, dico, pretendono non solo che la rima rechi alterazione alla natura, ma che anzi la tolga affatto affatto dalle poesie teatrali, perché, dicono essi, gli uomini non parlano comunemente in rima; onde conchiudono, senza piú, che la rima viene ad essere contro natura. Questa è la sustanza, e questo in poche parole è tutto quello che contiene il vostro sopra riferito paragrafo di lettera. Al che io rispondo che questa parola di «natura» è male da’ gravinisti intesa, imperciocché eglino confondono due nature in una. Altro è, com’io penso, natura di parole, altro è natura di poesia. La natura delle parole è vero che consiste nell ’esser quelle senza rima; ma la natura poi della poesia (io parlo adesso della poesia italiana)