Pagina:Baretti - Prefazioni e polemiche.djvu/74

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E per fare ancora due parole dell’inglese Dryden, voi avete a sapere, signor conte, che da un certo gentiluomo scozzese, detto il signor Guglielmo Canvane, uomo di molto senno e dottrina e intendente della lingua nostra e della francese, mi fu detto che quel Dryden ha nelle sue opere teatrali fatto un miscuglio di prosa e di poesia, cioè ch’egli fa parlare i principali personaggi delle sue tragedie e commedie in rima e gli altri in prosa; la qual cosa, se vi riflettete su bene, non è una prova mediocre in favor della rima e che conferma sempre piú il mio nuovo sistema, se nuovo si ha pure a chiamare; quantunque la lingua inglese, per quanto mi soggiunge lo stesso signor Guglielmo, piú assai amica sia del verso sciolto che non la italiana, la quale, come dissi, non lo soffrirá mai volentieri che in componimenti brevi.

Voglio ancora dirvi un altro pensiero mio; ed è, che tanta natura in sul teatro non so se la si stia tanto bene quanto i gravinisti pretendono, che vanno sempre schiamazzando: — Oh la vuol essere natura, natura la vuol essere, — Un poco di arte, o di cosa che non sia natura pura e schietta, pare a me che faccia molto bene alle tragedie specialmente, nelle quali io non credo indispensabil cosa e sempre necessaria il mostrare tanta natura d’espressione; anzi tengo per fermo che i versi, veramente versi, nobili, pomposi, alti e pieni de’ piú sublimi quantunque talvolta un po’ ricercati pensieri, e per dirla in una parola, un po’ del lirico nel poeta tragico, io tengo per fermo, dissi, che non che far male a una tragedia, le faccia un bene grandissimo; e per questa ragione ho sempre creduti poco accorti que’ francesi che biasimano la descrizione della morte di Ippolito fatta da Teramene nella Fedra di Racine, perché, dicono costoro, quel racconto è lirico e fuor di luogo. Ma che importa? Gli è un poco contro la natura quel racconto, ma piace a’ poeti e a’ non poeti e a tutti e a’ critici stessi suoi; onde perché rompersi il capo a biasimarlo? Supponendo dunque che la tragedia, quando si sappia fare con giudizio, possa soffrire qualche coserella non tanto in natura, io dico che i versi sciolti forse potranno un di mostrarsi anche con buon viso in sul teatro tragico, quando