Pagina:Baretti - Prefazioni e polemiche.djvu/94

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paese, che è quello pel quale io voglio, come dissi, principalmente interessarmi, io torno a ripetere che questa letteraria epidemia o peste non si ha a introdurre, anzi che si dovrebbe purgarlo di quella che v’è; che noi piemontesi abbiamo bisogno di sapere cosi cosi le cose antiche e le antiche storie, ma buon bisogno abbiamo di sapere le cose e le storie moderne, e piú quelle che ci toccano particolarmente; e non dobbiamo punto perdere il tempo intorno agl’infinitissimi antichi monumenti, pochi de’ quali ci possono appena condurre a intendere qualche non interessante oscuro passo di Livio, di Plutarco o d’altro simile autore; che ad ogni modo quello che abbiamo d’intelligibile in Tito Livio e negli altri storici antichi ci compensa abbastanza di que’ pochi passi o equivochi oscuri che nelle Deche di quello e ne’ libri delli altri incontriamo. E se mi si replicasse ancora che talvolta da una medaglia, da una iscrizione e anche da un dittico o da altra simil cosa, si può rilevare il vero senso d’una qualche legge antica o scoprirne qualche altra, io rispondo che delle leggi ne abbiamo una buona provvisione, e che una piú, una meno, non importa: basta che si studino bene quelle che ci sono, che a detta di piú galantuomini sono anzi troppe che poche. — Oh! — mi si può ancora dire per ultimo — e il soddisfare alla naturale curiositá degli uomini lo metti tu per nulla? — E a questo rispondo che il cercare di soddisfare questa passione onestamente va bene, o almeno non c’è gran male; ma che il cercare di soddisfarla con tanto inutile studio, con tante immense fatiche, con tanti disonesti volumacci in quarto e in folio, questo è male, questo non si dee cercare, e a questo sconcio è d’uopo che la piú giudiziosa parte della societá si opponga quanto può e con le parole e con la penna. Per sapere il significato di sei figurine, due grossi tomi, uno di trecento, l’altro d’ottocento pagine in quarto? Capperi! gli è un far pagare un po’ troppo cara la naturai curiositá, signor Bartoli mio, che, per finire questo mio a voi forse troppo noioso cicaleccio, esorto un’altra volta ad imitare il veramente dotto abate Tagliazucchi e a non piú affaticarvi tanto nelle anticaglie ; che ve ne verrá forse maggior utile alla borsa (e a questo articolo bisogna