Pagina:Barrili - Arrigo il Savio, Milano, Treves, 1886.djvu/269

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mezzo alla gente. Guardalo laggiù, sempre appiccicato alla spalliera del sofà dove siede Gabriella. Dio, quante smancerie! E tu seguiti a far l’astratto, mentre egli ti voga sul remo.

— Eh, caro mio, — disse il giovane, mentre seguiva lo zio nella sala grande, da cui si erano allontanati, — non trovo da fare di meglio, in questo momento, e penso di riposare tra due guanciali, fidandomi in te. Lo sai, il proverbio? Fortuna e dormi. E si può dormire, quando la fortuna sei tu.

— Arrigo, Arrigo! Se tu seguiti a prender le cose con tanta fiacchezza, ti do la mia parola d’onore, che piglio il primo treno di domani, e me ne ritorno alle Carpinete, donde non mi caveranno più neanche gli scongiuri.

— Come? Ti darebbe l’animo di abbandonarmi? Proprio ora?

— Senti; che serve rimanere? Intanto, ella non vuol saperne di matrimonio.

— Non vuole? Lo ha detto a te? — chiese Arrigo, turbato.

— Lo ha detto a suo padre, e mi pare che basti. —