Pagina:Barrili - Arrigo il Savio, Milano, Treves, 1886.djvu/37

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anch’egli intenerito da quella semplice e quasi epica dimostrazione di affetto.

Finalmente, chetato un poco quell’ardore di abbracci, Arrigo provò di avviare il discorso.

— Zio, — diss’egli, — che cosa avrai pensato di me, che ho fatto tanto a fidanza col tuo buon cuore? Senza esser neanche conosciuto da te, ho ardito pregarti....

— Che! che! — interruppe il Gonzaga. — Era naturale. C’era forse bisogno di conoscerti, per accorrere alla tua chiamata? Infine, eccomi qua.

— Era di Cesare il venire, come il vedere ed il vincere; — osservò modestamente Orazio Ceprani.

Arrigo ricordò allora il suo debito di padrone di casa.

— Permetti, — incominciò, — che io ti presenti il nostro Orazio Ceprani, uomo di borsa, e di cappa e di spada, poichè è sopratutto un compitissimo cavaliere.

— Ah, ci conosciamo da mezz’ora; — rispose il Gonzaga. — Ed io l’ho già per amico,