Pagina:Barrili - Come un sogno, Milano, Treves, 1889.djvu/215

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E la soave parola venne, coll’alito delle sue labbra, a carezzarmi la guancia.

Arcana potenza che in un lieve tocco raccogli e sprigioni il bagliore e lo schianto del fulmine, io t’intesi, ti sentii tutta in quel punto. La parola susurrata aveva suggello in un bacio, lungo, profondo, intenso, da cui le mie forze furono insieme centuplicate e distrutte. Io non mi reggevo già più. Per fortuna, mentre le sue braccia mi trattenevano ancora, il mio piede trovò sostegno sui bronconi della pergola. Se no, mi sarei forse fiaccato il collo sull’aia.

È vero altresì che sarei morto bene!