Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/11

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alla fin fine il comando del principale; ed egli sa bene che io non amo me stesso. Frattanto, come è vero che quello è il mio prossimo! Io l’ho sempre sentito dal premere che mi faceva d’attorno, pari ai gomiti di quattro o cinque vicini nella calca dove ci ha ficcati il nostro mal genio, in un quarto d’ora di sciocca curiosità. E il mondo è una calca, una moltitudine, una ressa di forze invisibili, che d’ogni parte lavorano su te, per prenderti il posto che occupi, per non lasciarti occupare il posto che desideri, fosse pure un posto d’usciere. Si tira a tutto, e con la stessa arte da tutti; qualunque sia il grado, o l’educazione, è sempre guerra sorda di agguati, d’insidie, di tradimenti. Ognuno l’ha con te: più sei forte, o più ti credono tale, più si affannano a soverchiarti, a tirarti giù, a darti il gambetto. Gl’interessi che non hai offesi fischiano da tutti i pruneti, si avventano da tutte le macchie; nessun briccone è più appostato di te dagli onest’uomini in caccia. Se tu provassi a morire! oh, allora, lodato il cielo, una buona rifiatata di mille petti, che si