Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/129

Da Wikisource.

— 121 —

geranno gli occhi, come si è degnato di dire un grande astore di mia conoscenza auricolare.

Fasolino, che sono poi me, sarà in guerra coi ladri assissini e poi colla giustizia, con trionfo finale dell’innocente, che sono poi sempre me. E questo sia per saluto di ringraziamento a questa nobilissima città di Corsenna, alla quale si leva l’incomodo questa notte, per viaggiare da gran signori, col fresco. Rappresentazione tutta a gratis.... Ma non si grattino, quei ragazzi laggiù, perchè a n’sta mia bein, sì dico, non sta bene in società, alla presenza di un inlustre personaggio, al quale faccio tanti rispetti, e viva sempre la sua bella fazza, sì dico, la suva degna persona, che ha tanto buon cuore per i poveri diavoli traditi dall’infame destino. Io non ero nato, credetelo, per viver così, mendicando la vita a frutto a frutto nelle campagne, e restando senza frutti quando è la cattiva stagione. Sono figlio di gran signori, caduti in miseria per causa della loro generosità, che loro a chi davano e a chi imprestavano, e quando imprestavano, mi capite,