Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/147

Da Wikisource.

— 139 —

darli in massa. È una persecuzione. Qualche volta casco dal sonno, e non se ne vogliono accorgere. Molesti animali; avete detto bene, Morelli.

— Veramente, non avevo osato di proferirlo, il sostantivo che li definisce. Di solito, e senza cercare molto addentro nel sentimento che destano, io li chiamo tra me e me i vostri satelliti. Se Giove in cielo ne ha quattro, perchè non ne avrebbe tre l’astro luminoso di Venere? Non badate, signora; m’è venuto così spontaneo, che avreste torto a non lasciarlo passare. Il vostro caso, del resto, non è nuovo nella storia; si è dato il simile, tremila e più anni fa, nell’isola d’Itaca, ed è toccato alla regina Penelope. Ce ne aveva un bel numero anche lei, che non le davano tregua. Ma un giorno capitò Ulisse a casa, e li conciò per le feste. Se uno di questi giorni, imitando Ulisse, il savio conte Quarneri.... —

La contessa mi mozzò le parole in bocca con una matta risata.

— Ah sì, proprio; credereste che bisognasse ricorrere a questa estremità?