Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/158

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— Sì; — risposi; — ma se anch’essi, venendo, fossero entrati al mulino? o solo avessero attaccato discorso con qualcheduno della casa?

— Ebbene, — replicò lei, — tanto peggio per loro. Poichè tra quei curiosi ci ho i miei tre satelliti, sarebbe il terzo modo, non classico nè romantico, ma egualmente sbrigativo, per liberarmi di loro. —

La ringraziai con un inchino della bellissima idea, che poteva lusingare benissimo la mia vanità mascolina, ma che non conferiva punto alla mia quiete. La voce di Galatea, udita laggiù dall’Acqua Ascosa, mi aveva dato un gran rimescolo al sangue.

— Sentite, signora; — le dissi gravemente; — il meglio è di non dover dare spiegazioni, siano esse trovate buone o cattive. Son venuti a cercare di noi, e non ci hanno trovato; segno che non c’eravamo, o che essi non hanno saputo scovarci. A buon conto, non eravamo là, dove sono andati a far capo. Voi a casa vostra, quest’oggi, non avete da dar ragione dei vostri passi, e nessuno sarà