Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/11

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ragionevol sostegno ad una abbondanza prodigiosa di capelli neri e lucenti, che la fanciulla stentava ogni mattina a chiudere nel minore spazio possibile.

— Lorenzo, - diss’ella con un bel suono di voce argentina, — cercano di voi.

— Di me? — chiese il giovine, trasognato. — E chi mai?

Per intendere la maraviglia di Lorenzo bisognerà sapere ch’egli non riceveva nessuno. Amici ne aveva pochissimi, piuttosto conoscenti che amici; e se gli occorreva di accennare il numero del suo uscio di strada, non era certamente con aria d’invito. Non usava dimestichezza colla gente, e non ne lasciava prendere; a molti aveva reso servizio, senza chiederne mai a sua volta. Però gli era venuta la fama di carattere chiuso, solitario, ed anche un tantino ombroso; tranne i saluti di necessità, e le fermate di convenienza, non s’indugiava egli con la gente, nè la gente inclinava a trattenerlo per via.

Soltanto l’Assereto, un antico suo compagno di scuola, aveva il privilegio di andare attorno con lui; e allora a vederli erano passeggiate lunghissime, in città, e fuori le porte. Ma i due amici si vedevano di rado. L’Assereto era un giovinotto così affaccendato nella piazza de’ Banchi; Lorenzo Salvani, dal canto suo, viveva così immerso ne’ suoi studi, che l’amicizia, l’intrinsichezza loro passava quasi inosservata; e il nostro Salvani restava sempre, nel concetto dei giovani, il solitario e l’ombroso di prima.

Lorenzo aveva chiesto adunque chi fosse il nuovo e inaspettato visitatore.

— Un signore, — rispose la fanciulla, — che dice di essere vostro amico. Michele non ha saputo ridirmene il nome; lo ha fatto passare nel salottino, ed io sono venuta ad avvertirvene.

— Grazie, buona Maria! — E lo sguardo del giovine si fece tutto amorevole, per accompagnare quelle tre parole. Così nella voce, come negli occhi, era una espressione ineffabile di tenerezza quasi paterna.

Mentre egli s’era voltato per indossare il soprabito, si sentì sfiorare il volto da qualche cosa, che, descritta in aria la sua curva, venne a cadergli da’ piedi. Era un mazzolino di viole mammole, ch’egli si chinò prontamente a raccogliere. Rivòltosi da capo verso l’uscio, Lorenzo Salvani vide ancora la testa di Maria, che lo guardava e rideva.

— Orso! — gli disse la fanciulla, temperando col sorriso il rimprovero. — Non siete venuto neanche a dirmi buon