Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/123

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Però le opere pubbliche, le amministrazioni in mano loro, gli instituti di carità e di beneficenza soggetti al loro indirizzo. La reazione, sempre padrona delle coscienze nei tre sommi momenti della vita, la nascita, il matrimonio e la morte, signoreggiava del pari le moltitudini, la mercè di questa intromissione dei suoi creati in ogni garbuglio mondano, in ogni gara di private ambizioni, in ogni dramma domestico. Si esercitava la virtù come un mestiere, e si sfruttava il peccato come una cartella del debito pubblico.

Il governo d’allora non avversava punto la setta, che anzi aveva a tenersela cara, come quella che gli guerreggiava i partiti avversarii e gl’indocili. Il popolo, svogliato, facile a mutar consiglio, ateniese insomma fino al midollo, lasciava correr l’acqua al mulino e una cosiffatta congrega girare a sua posta le chiavi nella toppa mal custodita del santuario domestico. Che cosa potevano i pochi, i rivoluzionari da caffè, contro tante forze riunite? Non mai il demonio fu così degno del nome di Legione, come quando era incarnato nella mente di padre Bonaventura. Era egli infatti che muoveva tutte quelle fila svariate secondo il suo ordinato disegno.

E poi, oltre al disegno generale, il padre Bonaventura ci aveva altri fini da conseguire, altre reti da tendere. Alla Compagnia doveva andare quanto più si potesse di denaro, ma soprattutto le ricchezze del banchiere Vitali, le quali erano frutto, diceva egli, di un grosso deposito confidato dai gesuiti a quello specchio di probità, sebbene non vi fosse modo di farglielo confessare o di metterne fuori le testimonianze.

Il Vitali era stato fin dalla sua giovinezza uno dei più fidati amministratori del denaro della Compagnia, e la sua fortuna, fatta legalmente alle loro spalle e mercè il loro aiuto, s’era illegalmente rimpinzata di quel grosso deposito. Ma il padre Martelli, che sapeva di tutto quel negozio, era morto poco dopo la cacciata del sodalizio da Genova, non avendo tempo a dir altro se non che il danaro lo aveva il Vitali. E il Vitali negava.

Che cosa fare? Armato di tutto punto e forte di mille spedienti contro un uomo giovine, il quale si combatte nel rigoglio di tutti i suoi affetti, buoni o malvagi, l’astuto Bonaventura era impotente, o quasi, contro un vecchio come il Vitali. Non c’era altro che una speranza, poggiata sulla paura che il vecchio Vitali aveva grandissima della morte, e sul terrore che gli metteva addosso il pensiero della dannazione