Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/208

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di Lorenzo, volle aver la rivincita, e rispose con aria burbanzosa:

- A me non fa caso il perdere.

- E nemmeno a me, - disse di rimando Salvani, - fa gran caso sapere se il giuoco sia innocente, o no. Ogniqualvolta potrò aver la ventura di giuocare con Lei, non sarà certo la posta che mi metterà in pensiero.

- Ella parla come un Creso, signor Salvani! - rispose l’Alerami, impaniandosi sempre più.

- Non c’è bisogno d’essere un Creso per parlare come io faccio, e tutti i tesori del famoso re di Lidia non varrebbero la posta che il più meschino degli uomini potrebbe giuocare. Ella che è stato in India, signore - (Lorenzo non diceva mai signor conte) - conoscerà certamente la posta che mettono talvolta gli Indiani su d’una partita a scacchi.

- Non la conosco, in fede mia!

- Orbene, la servirò io: si giuocano gli occhi.

- Diamine! - esclamò il marchese Onofrio, che non capiva un’acca di tutto quel battibecco.

Matilde, pallida, sbigottita, si era accasciata sul sofà, aspettando la fine di quel dialogo ch’ella s’era inutilmente industriata a sviare.

- Sicuro, gli occhi! - proseguì Lorenzo, guardando sempre fissò l’Alerami. - Ad ogni partita che un giuocatore vince, cava un ferruzzo leggerissimo, e fa con gran maestria saltare un occhio all’avversario. Ella capirà benissimo che non si possa far più di tre partite, a questo bel giuoco; e l’ultimo occhio che rimane incolume all’uno dei due, gli serve per andarsene pe’ fatti suoi, dopo avere accompagnato il perdente fino all’uscio di casa. Ella è dunque avvertita; io soglio giuocar grosse poste, e quando le piaccia, sarò sempre ai suoi riveriti comandi.

- Eh! chi sa che non me ne venga la voglia! - disse il conte Alerami, che la rabbia aveva fatto diventar bianco come un cencio lavato.

- Si accomodi, signore! E adesso, - conchiuse Lorenzo volgendosi con un grazioso sorriso ai muti spettatori di quella scena, - signora contessa, signor marchese, loro servo divoto! -

Con queste parole si accomiatò, lasciandoli tutti sbalorditi.

Grama vittoria, nondimeno! Il povero Lorenzo si sentiva schiantare il cuore, uscendo da quella casa, che era stata la culla ed era la tomba dell’amor suo.