Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/211

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- Che novità! E probabilmente tra cento anni saranno morte ambedue.

- L’ha da essere una festa, ma di quelle! - diceva un altro. - Questa gente si ricorda d’essere sangue di dogi.

- Ci sono stati dei dogi nella casata Vivaldi?

- Nella casata Vivaldi, e anche in quella dei Torre.

- Peccato che non ne nascono più, dei dogi!

- Ma! è davvero un peccato. Essi valevano assai più dei vostri governatori e intendenti moderni.

- Oh, qui poi ci avete ragioni da vendere. Quando non ci fosse altro, basterebbe notare che erano animali domestici.

Erano questi i discorsi che la gente faceva sulla via.

Il popolo genovese è pieno di questi capi ameni, i quali si dànno pensiero d’ogni cosa, pel solo ed unico gusto di disputare; ciceroni da dozzina e curiosi di ogni risma, i quali sanno tutte le minuzie del passato, frugano tutte quelle del presente e vorrebbero anche indovinar quelle del futuro; la più parte avventori costanti del caffè della Liguria, in via Luccoli, o del caffè di Napoli in Soziglia; filosofi peripatetici dei portici del Teatro; speculatori del bel tempo sulle mura delle Grazie; uditori attentissimi alla Corte d’Assise, e alle parlate del Consiglio comunale.

Intanto giungevano le carrozze stemmate, e, mandando un po’ indietro la calca dei curiosi, si fermavano dinanzi al portone. Lo staffiere saltava giù da cassetto, apriva lo sportello, e, col cappello gallonato in mano, distendeva i gradini ripiegati dello smontatoio. Il cavaliere scendeva sollecito, e porgeva la mano alla dama, che, tutta ravvolta nella sua mantellina, non lasciava veder altro che l’acconciatura del capo e la noce del piede.

Era già molto pei riguardanti, se il viso era bello, sottile il piedino e ben tornito il fùsolo.

- È la tale! - No, è1 la tal altra! - E lì commenti, aneddoti, vita e miracoli della signora che passava.

La carrozza della nobile Ottavia Scotti, vedova Belmosti, si fermò a sua volta, e ne scese la vecchia dama, con Matilde Cisneri, il marchese De’ Carli e il conte Alerami.

Il lettore ricorderà che nei primi cenni intorno alla bionda contessa, abbiamo parlato d’una sua vecchia amica, la quale, non sapendo staccarsi dal mondo e dalle sue vanità, si appuntellava alla rinomata bellezza di una giovine, per non uscirne del tutto. Era costei la Belmosti, ottima donna in fin dei conti, la quale con la sua nobilissima compagnia

  1. Nell’originale "e".