Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/227

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de’ suoi titoli, delle sue ricchezze e delle sue ubbíe forestiere1. Gli uomini, a dir vero, non la pensavano così; ma già si sa Che, dalla volpe di Esopo in poi, è costume di chiamare acerba quell’uva che è troppo in alto sul tralcio. Epperò i signori uomini, sebbene in cuor loro riconoscessero i pregi della Ginevra, e sebbene l’assiduità delle loro occhiate dicesse tutt’altro che sciocca la bellezza di lei, a parole poi tenevano bordone alle aspre sentenze delle dame sullodate. Ma lasciamo da banda quello che potessero dire certe dame e certi cavalieri, e ripigliamo il nostro racconto, che preme assai più, scusate la modestia.

Stiamo ora per raccontarvi una cosa strana, e quasi incredibile, una cosa che i lettori non indovinerebbero, se pure la dessimo loro alle mille. Aloise di Montalto saliva le scale del palazzo Vivaldi, in compagnia di Enrico Pietrasanta.

O come mai Aloise, l’uomo che amava da sei anni la bella Ginevra senza avere ardito mai accostarsele, che s’era anzi sbandito da ogni geniale ritrovo per cansare il pericolo d’incontrare la donna de’ suoi pensieri, s’era così di punto in bianco mutato, da mettere il piede nel suo palazzo, da andare alla sua festa da ballo?

E questo è ancor nulla, in raffronto a quello che non sapete ancora. Il marchese Antoniotto, il cupo tiranno di Quinto, l’orgoglioso gentiluomo per cui il non essere milionarii era come una fede di povertà, stava anche egli da un’ora nel primo salotto dov’era la moglie, e teneva d’occhio la sala d’ingresso, aspettando l’arrivo di quel nobile senza il becco di un quattrino, come lo diceva il Collini, di quel giovanotto senza importanza, come lo riputavano gli uomini della risma del gran ciamberlano De’ Salvi; insomma, avete capito, di Aloise di Montalto.



XXVI.

Come Aloise di Montalto si avvicinasse per la prima volta alla bella Ginevra

Appena Aloise comparve sulla soglia, insieme col suo Pilade, il marchese Antoniotto compose il volto al più lieto sorriso che mai padrone di casa consacrasse all’accoglienza di un ospite ragguardevole, e si affrettò a muovergli incontro e a prenderlo per mano con affettuosa sollecitudine.

  1. Nell’originale "forestièrè".