Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/232

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La marchesa Ginevra dal canto suo si fece un po’ rossa in viso, e con un grazioso cenno del capo disse ad Aloise:

- Il marchese di Montalto è il benvenuto da noi; ed io lo ringrazio dell’onore che egli ci fa. -

Dell’onore che egli ci fai Diamine! queste erano parole che pochi s’erano sentite dire dalla marchesa Vivaldi; epperò gli astanti sullodati, i quali non potevano certo indovinare che la Ginevra le avesse profferite per dare una cortese lezioncella ad un colpevole di lesa maestà femminile, rimasero stupefatti.

- Marchesa.... - rispose Aloise, e un profondo inchino fece intendere quello che egli non volle o non seppe soggiungere.

Per la qual cosa ognuno di leggieri argomenta come quella scena riuscisse diplomaticamente contegnosa e fredda.

La bella Ginevra, costretta a proseguire ella stessa la conversazione, si levò prontamente d’impaccio, entrando a parlare del recente duello di Aloise.

- E come state ora, signor marchese, della vostra ferita! Tutti noi, anche senza conoscervi da vicino, ci siamo impensieriti della vostra salute.

- Grazie, marchesa: oramai sono risanato del tutto. -

E non disse altro. Lettrici, che ve ne pare? Era freddino anzi che no, il nostro innamorato.

- È una barbara costumanza questa del duello, - sentenziò il De’ Salvi, senza por mente che spacciava una delle solite rifritture, - ed è da condannarsi tanto più, quando espone un gentiluomo a misurarsi con ogni sorta di gente.

- Non debbo contradirvi, signore; - rispose il giovine Montalto, salutando il De’ Salvi, - ma in quanto al fatto mio, posso ed amo mettere in sodo che ho avuto a fare con un perfetto cavaliere.

- Questa dichiarazione fa fede della vostra lealtà, - disse la bella Ginevra. - Ma a proposito di cavalieri perfetti, volete essere il mio, signor di Montalto? -

E così dicendo si alzò per andar finalmente nella sala da ballo.

Il nobile De’ Salvi che aspettava d’esser lui, come mastro di cerimonie volontario, il cavaliere della marchesa, allungò tanto di muso, e gli altri suoi degni colleghi del pari. Già tutti aspettavano per sè quella grazia prelibata che la marchesa avrebbe pur dovuto fare a qualcheduno, entrando con lui nel salone di Flora. Epperò, quantunque fosse la cosa più naturale del mondo che questa grazia cadesse su d’un