Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/235

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lì dinanzi a lui, armate di quelle minacciose falci che sono i punti interrogativi, egli sentiva la sua logica tapina a disagio; ma tant’è, non sapeva gettar via quella sua arma spuntata e darsi vinto; correva pur sempre a pensare che una donna ha da capire, da indovinare ogni cosa. E poi, a che approdavano tutte quelle buone ragioni, se egli si sentiva stringere il cuore?

Com’era bella ed elegante! Quanto più elegante e più bella in quel punto, e da vicino, che non per lo innanzi, quando gli era dato appena, e raramente, vederla da lontano! Nel contemplarla che faceva, attratta dal braccio del Cigàla in que’ giri vorticosi del walzer, egli pensava alla ebbrezza che lo avrebbe sopraffatto, quando la sua mano avesse stretta la mano di Ginevra, il suo braccio ricinto quella vita svelta ed aggraziata; e così pensando, tremava. Come sarebbe rimasto sulle gambe? I piedi non gli sarebbero rimasti inchiodati sul tavolato?

Ognuno di noi, una volta almeno in sua vita, ha provate queste dubbiezze. Ognuno di noi ha dovuto raccogliersi in quel modo, microcosmo solitario di gioie e di dolori, di rapimenti e di angosce, di desiderii e di timori, frammezzo al turbine di una danza, alle bellezze sfavillanti, ai mille riflessi della luce, alle fragranze dei fiori.

In quel tumulto di pensieri, Aloise era rimasto là ritto, in atto di smemorato. Era solo; il Pietrasanta, l’amico suo, che con qualche celia delle solite avrebbe potuto scuoterlo, mutar l’indirizzo malinconico della sua mente, aveva già trovato il bandolo in quel laberinto di splendide tentazioni, e ballava allegramente con quella magnifica baccante della marchesa Giulia Monterosso.

- Enrico almeno è contento! - pensò Aloise, vedendo l’amico affaccendato intorno alla marchesa Giulia. - Egli ha forse ragione a non lasciarsi cogliere da quella brutta malattia. Dio le fa belle, e poi leva loro l’anima, perchè.... Ma via che bestemmie son queste? -

In quella che Aloise così parlava tra sè, una mano gli posò sulla spalla, e una voce gli disse:

- Orbene, mio bel filosofo, e come va che non ballate? - Aloise si volse, e si vide innanzi il marchese Antoniotto che lo guardava con aria sorridente. I lettori, che conoscono appena questo gentiluomo pel nome di tiranno postogli dal Pietrasanta, si meraviglieranno un poco di tutti questi sorrisi coi quali egli si presenta alla loro attenzione; ma noi non sappiamo che farci. Quella sera il marchese Antoniotto era proprio un zucchero.