Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/249

Da Wikisource.


- Siete stanca, signora! - le chiese il giovine, rosso in volto e tremante.

- Sì, un poco. Non so.... forse il valzer di poco fa....

- Venite a riposarvi, signora. E così dicendo, la condusse a sedere in quel medesimo salotto dov’era andato pur dianzi a cercarla.



XXVIII.

Nel quale si conosce il buon cuore di Enrico Pietrasanta, e della marchesa Maddalena

Giova alla nostra vanità di narratori sperare che il cortese lettore non s’infastidisca di tutte queste minute scavazioni psicologiche. Son cose verissime, e noi, giusta il consueto, vogliamo narrarle per filo e per segno, come le abbiamo notate, rammentando le più sottili e riposte cagioni d’ogni atto, e facendo, stiamo per dire, la diagnosi di quella malattia che s’era appiccicata al cuore del nostro amico Aloise.

Lasciata la marchesa Ginevra nel salotto, dove le si era rifatto intorno un crocchio di cortigiani, Aloise si allontanò, per ritornare nella galleria che aveva già accolto i suoi malinconici soliloqui. Ma in quella che stava per uscire dal salotto, s’abbattè nel Pietrasanta, il quale gli pose una mano sul petto, come avrebbe fatto un solerte carabiniere al malandrino, del quale fosse per l’appunto andato in traccia.

- Orbene, Aloise, che c’è? che cos’hai? La domanda non era inopportuna, dappoichè il giovane appariva cupo e con gli occhi stravolti.

- Ho.... - rispose egli, - ho tal cosa che ti prego a non chiedermi qual sia.

- Così parli ad un amico, Aloise? Tu hai un dispiacere, ed io devo saperlo.

- E quando lo sapessi?

- Diamine! Lo terrei in corpo, e cercherei intanto di darti un buon consiglio. Suvvia, Aloise, non stiamo qui ad armeggiare di sentenze, come due personaggi da tragedia. Sei tutto scombuiato nel viso, ed io voglio saperne il perchè.

- Ma che cosa credi ch’io abbia? - disse Aloise, schernendosi.