Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/314

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soggiungere che il fratello superstite gli facesse un doppio servizio, perchè dov’egli adocchiava, le mani correvano spedite e sicure.

Era questi il peggiore ribaldo che si potesse immaginare. Adolescente, aveva bazzicato più assai nell’ergastolo che non nelle scuole; per contro, sapeva leggere, scrivere, e far d’abbaco, poi, come un provetto ragioniere. Nei ritagli di tempo che gli avanzavano dalle sue faccende, il Guercio leggeva volentieri, e mai di politica. I suoi libri prediletti erano i melodrammi del Metastasio, l’Aristodemo del Monti, le favole del Pignotti, e tutti i romanzi pastorali e cavallereschi che si vendono sui muricciuoli. Tanto per darsi aria di guadagnare onestamente il suo pane, aveva un mestiere visibile, innocentissimo, diremo anzi bucolico; faceva il pollaiuolo. Il vino non gli dispiaceva punto; ma sapeva esser sobrio, come tutti gli uomini che hanno un alto disegno da proseguire, un gran concetto da far trionfare sulla terra.

Ma siccome non c’è niente di perfetto in questo basso mondo, così neanche il Guercio era perfetto, e ci aveva egli pure il suo lato debole come tutti i figli d’Adamo. Ora il lato debole del Guercio era il cuore; il cuore che si sentiva palpitare in seno, ogniqualvolta pensasse (e ciò gli occorreva sovente) ad una modesta casetta sui Gioghi, dove sarebbero bastati al suo bisogno i più famosi alimenti bucolici, mele, ballotte e latte rappreso; una casetta, insomma, un poderetto, nel quale avrebbe potuto ridursi a finire i suoi giorni con Maddalena; con Maddalena, avvizzita, scaduta, ma che lo aveva amato, lui Guercio, per la sua smilza persona, non già per i suoi quattrini, come tante altre; con Maddalena che non chiedeva nulla; con Maddalena che egli percuoteva talvolta, ma che s’era assuefatto a vedere e ad amare. Frattanto, aspettando il giorno che l’avrebbe tirata a stare con sè, stava tranquillamente con lei. La qual cosa non parrà che faccia un gran divario dall’altra; ma noi raccontiamo le cose come sono, senza togliere nè aggiungere un ette.

Nel suo mestiere nascosto (del visibile non rileva parlarne) non aveva ancora fatto roba abbastanza. Da giovine era stato disgraziato, come abbiam detto, e aveva salutato frequentemente il sole a quadrelli; oltre di che, non aveva saputo tener conto del fatto suo, se pure è lecito di chiamar fatto suo il frutto della rapina. Ora egli s’industriava a guadagnare il tempo perduto, ed aspettava molto da un certo colpo che a lui e a cinque compagni avesse dato modo di acciuffar la fortuna.

Ma non ci perdiamo