Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/343

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con occhi più desiosi che non faccia colle altre. La cosa è tanto più credibile, in quanto che parecchi anni prima, la marchesa nubile ancora, gli andava a genio maledettamente, Ma ohimè, il romanzetto non andava più oltre; la Lilla era severa, asciutta con lui più ancora che cogli altri, e ricusava l’omaggio che tante altre, più cortesi di lei, si sarebbero recate ad onore grandissimo. Già, non era da farne le meraviglie; la Priamar era fredda come un marmo, anzi come uno scoglio. E qui veniva un bisticcio genovese sulla pietra e sul mare, che accennava alla etimologia del casato di Priamar.

In questo giudizio della compagnia del Parafulmine non c’era nulla di vero, salvo le apparenze che l’avevano tratta in inganno. Il compilatore di quella notizia, che pure apparteneva al ceto nobilesco, aveva pigliato un granchio a secco. Era giovine, e, comunque volenteroso annotatore, non era anche fatto ad intendere certi arcani del cuore. Ma le cose notate da lui, insieme con parecchie altre avvenute di poi, avevano in quella vece ad insospettire un certo Spagnuolo, a cui gli atti del Parafulmine dovevano cadere più tardi tra mani. Il savio lettore ha già capito di chi intendiamo parlare.

Ma proseguiamo il racconto. Dalle carte dell’anonimo appariva che Paris Montalto, dopo poche visite, non avesse più messo piede in quella casa. La fama della marchesa di Priamar seguitava a correre illibata, sotto l’usbergo di quella sua petrosa freddezza. Di casa sua si continuava a scrivere, per tante altre ragioni secondarie; ma di lei, particolarmente, non era più fatta menzione, fuorchè sullo scorcio del 1838, per raccontare d’una sua malattia di languore, che la costringeva ad un lungo viaggio. Questo era il Consiglio del medico, che si riprometteva moltissimo da un mutamento di clima, e proponeva una gita in Isvizzera.

Il marito, inchiodato a letto da’ suoi continui malori, non aveva potuto muoversi da Genova; però la marchesa Lilla aveva dovuto andar sola in compagnia del medico. Ma su questo capitolo non c’era nulla a dire; il cronista notava candidamente che il sacerdote d’Esculapio, dottissimo, onestissimo e ben voluto da tutte le più spettabili famiglie, aveva i suoi settanta suonati. L’assenza della marchesa durò mesi parecchi, in capo ai quali tornò, ma non risanata. L’aria dell’Oberland non le aveva giovato, come sperava; laonde, trovandosi a disagio in città, era andata a chiedere la salute restìa all’aure di un suo podere di là da Sestri Levante, dove