Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/112

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all’ospite. Era colà il quartierino di Aloise, che faceva riscontro a quello di sua madre, posto dall’altro lato della sala. Un’anticamera, uno studio, la camera da letto e lo spogliatoio, formavano quel piccolo appartamento, arredato con una severa semplicità che piacque a Lorenzo, il quale amava molto le vecchie masserizie, e non poteva mandar giù il fasto degli arredi, se non era passato per la trafila di due secoli almeno.

Colà si ridusse Lorenzo; e il giorno di poi la sua tristezza s’era già cosiffattamente accomodata a quella solitudine, come se egli non avesse avuto altra dimora da un anno. Egli si avvezzò ad Antonio, Antonio a lui; l’uno e l’altro senza barattar parole, salvo nei casi di vera necessità.

Il vecchio scendeva di buon mattino sul piazzale per curare i fiori della marchesa. Così era uso di fare quando ella viveva; così seguitava a fare, dopo la morte di lei. Sarchiava, annaffiava, seminava a suo tempo, ma sempre le medesime specie, e coglieva ad ogni stagione i medesimi fiori. In una sola cosa era mutato il costume, poichè Antonio, colti i suoi fiori, in cambio di portarli nella sala da lavoro della marchesa, li portava in cappella, e li disponeva in due vasi di cristallo a’ piè della tomba. E tutti i giorni così; un automa non avrebbe fatto meglio il suo periodico uffizio.

Si è mattinieri in campagna; mattiniero tra tutti colui che un’interna cura affatica, rendendogli molesta la tranquillità del riposo. Lorenzo era desto coll’alba; pochi minuti dopo, come un’ombra pallida sul limitare della tomba, si affacciava al portone, dove ancora non giungevano i primi raggi del sole, e donde gli era dato ogni giorno vedere il vecchio, che, più mattiniero di lui, già stava a curare i fiori della morta signora. Quello spettacolo divenne in pochi dì una consuetudine, e la consuetudine portò l’imitazione.

Ciò avvenne senza mestieri d’intesa, dopo uno di quei saluti che l’ospite e il custode della Montalda barattavano tra loro, come due monaci della Trappa. Antonio coglieva ciocche d’elitropio da un lato: Lorenzo si fece a cogliere amorini dall’altro, precorrendo coll’opera sua la fatica che gli aveva veduto fare ogni dì. Antonio, la prima volta che il signor Salvani si adoperò in tal modo a dargli una mano, si volse a lui e stette, tra attonito e scontento, a guardarlo: forse voleva dirgli di smettere, che quello era affar suo, tutto, suo; ma poi, fosse il ricordo che quello era l’ospite del padrone, o il pensiero che cortesia non merita villania, si tenne le parole nel gozzo, e si contentò della sua mezza fatica. Nep-