Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/170

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— Non importa; venite qua! —

Mastro Pasquale ci andò come la biscia all’incanto. Teneva gli occhi bassi, ma non tanto che non gli fosse dato vedere il malaugurato biglietto tra le dita della badessa.

— Ho capito; — disse tra sè, — ci siamo! —

E armatosi di coraggio, quanto più gli venne fatto tirarne su dai precordii, sollevò la fronte a guardare l’eccellentissimo tribunale.

— Che cosa significa questo foglio di carta? —

Il legnaiuolo fece l’atto di stringersi nelle spalle, e spinse fuori il labbro inferiore; maniera volgare, ma eloquente, di dirle che egli non ne sapeva un bel nulla.

La madre badessa allora, volgendosi alle monache, e in mezzo alle loro esclamazioni di orrore, di raccapriccio, lesse ad alta voce il biglietto.

«— Non temete, signorina, non vi perdete d’animo; mostrate di accettare ogni cosa che vi si proponga. Lorenzo è in Genova; egli e i suoi amici vegliano su di voi; vi salveranno ad ogni costo, e tra breve.» Questo infame biglietto, che desta un senso di esecrazione in tutte le Madri qui raccolte, — proseguì la badessa, volgendosi da capo a Pasquale, — non può essere stato portato qua dentro se non da voi, confessatelo!

— Non so nulla, io, non so nulla! — gridò il legnaiuolo.

— Ah, nulla? proprio nulla? Bravo, Pasquale! Questo è il modo di governarsi in un sacro luogo? Questo è il modo di corrispondere alla fiducia che s’era posta in voi, nella santità dei vostri costumi? Vergognatevi! Avete già un piè nella fossa, e in cambio di mettervi in grazia al Signore, vi macchiate di sacrilegio, pagate di questa moneta la nostra bontà, il guadagno che fate da tanti anni in questo convento...

— Oh, per questo, — interruppe Pasquale, che vedeva andar la predica per le lunghe, e tanto, o prima, o dopo, bisognava rompere il ghiaccio, — la non si metta sui trampoli. Vossignoria reverendissima. Trecento lire genovesi, da ottanta centesimi l’una, e chiamato quassù tre volte almeno per settimana, ora per una cosa or per l’altra, che più ci ho rimesso di scarpe!

— Sì, neh? — entrò a dire Bibiana, la conversa; — e il bicchier di vino e i cantucci da inzupparvi dentro, che vi si davano ad ogni tanto, non li mettete in conto, bocca mia dolce?

— Mille grazie. Reverendissima! — ribattè l’altro alla conversa, con un piglio ironico che fece increspar le labbra a