Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/46

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trando di Alamannone, fu pronto, come suol dirsi, a tenergli bordone, e ambedue fecero il disegno d’imbarcarsi a quella volta. Doleva di quella partenza al Plantageneto, che usò d’ogni suo potere per distogliere il suo protetto da quel faticoso viaggio. Ma nulla valse; e finalmente, ottenuta licenza dal conte, il Rudel monta in nave coll’amico. Eccoli in viaggio, alla scoperta dell’ignota bellezza. Il vento fischia nel sartiame; la tempesta assale il naviglio; il masso di Gibilterra torreggia spaventoso frammezzo alle brume; Goffredo Rudel non ode il fischio del vento; non bada ai marosi che invadono la coperta, e canta dolcemente d’amore. Udite la canzone ch’egli ha composto nel tragitto, temendo di non poter subito parlare alla contessa, anzi d’aversene a tornare con suo estremo dolore, dopo un sì lungo e pericoloso viaggio:

               Irat et dolent m’en partray.
          S’yeu no vey est amour deluench
          Et ne say qu’ ouras la veyray,
          Car son trop nostras terras luench.

«Ma scusate; senza badarvi, la recitavo nel testo provenzale, non rammentando che l’avevo tradotta.

               «Corrucciato, dolente, io partirò,
          Se pria non vegga l’amor mio lontano,
          E non so quando mai lo rivedrò,
          Chè nostre terre son troppo lontano!
          
               «Quel Dio che quanto viene e va creò,
          Che vita diede a quest’amor lontano,
          Mi dia conforto al cor, perchè pur ho
          Speranza di vederti, amor lontano!
          
               «Signor, per vero e per leale io dò
          L’amor che porto a lei, così lontano:
          Giacchè per un sol gaudio che n’avrò,
          N’ho mille affanni, tanto son lontano!
          
               «Già d’altri amori ormai non gioirò,
          Se di te non gioisco, amor lontano;
          Chè donna pia leggiadra esser non so,
          In alcun luogo, prossimo, o lontano!

«L’amore è stato paragonato ad una lama che, troppo a lungo rinchiusa, irrugginisce e corrode la guaina. Al misero Goffredo, quell’amore fortissimo per una donna ignota, compresso per così lunga stagione nel profondo del cuore, aveva turbate, distrutte, le fonti della vita. I venti contrarii, le stazioni forzate nei porti del Mediterraneo, tutto concorreva ad accrescere i disagi del tragitto; laonde il desiderio