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316 la manovra vittoriosa


la loro linea nelle falde boscose della montagna fino a San Grado: ossia, noi padroni del Dosso Fajti avevamo una formidabile organizzazione nemica quasi alle nostre spalle, quattro chilometri dietro di noi. Certo il terreno, così difficile per i nostri attacchi, lo era anche per i loro; la foresta non poteva permettere nè concentramenti rilevanti nè movimenti rapidi. Ma il pericolo, minimo all’inizio, poteva divenir grave in seguito. Urgeva liberarsi subito.

L’azione è cominciata ieri, nel bosco al sud di San Grado. Una colonna operava dalla valle, un’altra risaliva il declivio parallelamente alle trincee austriache, per ridiscendere avvolgendole, dopo avere attraversato la testata di un burrone profondo. È stata una lotta feroce, al coltello. La colonna che aggirava dall’alto è riuscita a prendere alle spalle la prima trincea, ma ve n’era una seconda, e il nostro attacco è venuto a trovarsi fra le due, in un incrocio di fuochi di mitragliatrici e di fucileria. Dopo un combattimento tenace, furibondo, micidiale, la prima trincea austriaca è stata espugnata. Ma il terreno guadagnato era breve. Bisognava ricominciare la stessa manovra per la seconda, e poi forse per una terza trincea.

Oggi un’azione assai più vasta si è compiuta. È stata iniziata dalle vette, fra il Veliki e il Fajti. I nostri battaglioni si sono scagliati sul Volkovnjak, che hanno preso per manovra, ag-