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338 una meteora tricolore su trieste

Ma l’abitato vegliava con tutte le sue lampade. Volando al largo i nostri aviatori, sempre più vicini, vedevano spostarsi con solenne dolcezza allineamenti di fanali, riconoscevano certe vie maggiori dallo schierarsi successivo di lumi lungo i marciapiedi. La pianta di Trieste si disegnava nel buio come fatta di stelle. Per pochi istanti una grande arteria si è presentata in prospettiva, via Carducci. Poi nella lenta evoluzione delle strade essa ha girato, e la via Stadion e la via Acquedotto si sono aperte in successione come i raggi di una ruota.

L’aeroplano era quasi a mille metri di altezza. A volo librato, per far meno rumore, è sceso puntando sul faro di San Rocco che seguitava a chiamare verso il largo.

Improvvisamente il faro si è spento. Quasi nello stesso momento si sono estinti uno dopo l’altro i proiettori che rasentavano l’acqua. Il volo italiano era stato udito.

Quel gran crepuscolo bianco è svanito di colpo. Tutte le rive sono piombate nell’ombra. L’allarme era dato.

Gli aviatori nostri intuivano di essere sulla base degli idrovolanti nemici, ma nell’oscurità improvvisa non si intravvedeva che un quieto e sinuoso sviluppo di coste intorno ad una baia: la Baia di Muggia.

Ad un tratto qualche cosa è apparso. — «Là, là!... Vira! Vira!» — ha urlato