Pagina:Barzini - Gl'italiani della Venezia Giulia, Milano, Ravà, 1915.djvu/25

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Statistica menzognera.


È per questo che le statistiche conferiscono spesso una impressione completamente falsa sulla popolazione dei luoghi, perchè riferiscono a località italiane cifre e dati che abbracciano anche vaste zone che non furono mai etnicamente italiane. Per tanti centri, per la statistica si crederebbe la slavizzazione già avvenuta, e nulla vi è di mutato nella composizione fondamentale del popolo, più italiano che mai. La massima parte degli sloveni attribuiti a Trieste non stanno a Trieste. L'italianità non è finora contaminata sui luoghi ma sulla carta. Ognuno comprende però l’importanza di questi artificiosi spostamenti di cifre quando si pensa alla loro influenza elettorale, la quale tende va formare delle maggioranze slave perchè nei paesi italiani possano insediarsi amministrazioni slave, provinciali e comunali, che tolgano all’italianità ogni forma di vita pubblica, ogni voce, ogni diritto. Sotto questo punto di vista bisogna anche considerare il valore della forzata importazione di slavi che compiono il governo e chi interpreta i desideri del governo.

Essa è lenta e continua. La guerra feroce, fatta ai regnicoli non è soltanto uno sfogo di brutale antipatia, ma un mezzo per rendere vacanti dei posti che slavi dell’interno possano occupare; si cerca di chiudere la strada alla immigrazione italiana attirata dal lavoro, perchè si formi un vuoto di mano d’opera che attiri braccia e attività slovene e croate.

Quando il nuovo porto di Sant’Andrea a Trieste si è aperto, gli slavi hanno tentato d’impossessarsene facendo scendere una banda di contadini sloveni che vi sarebbe stata esclusivamente impiegata, se una insurrezione di braccianti italiani non avesse consigliato a soprassedere. Quando il popolo sloveno ha bisogno di qualche nuova istituzione nazionale, non è nel suo paese che viene eretta, come sembrerebbe logico, non è nella Carniola, non a Lubiana, ma è in città italiana.