Pagina:Barzini - Gl'italiani della Venezia Giulia, Milano, Ravà, 1915.djvu/28

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sembrava impossibile. Ma la giustizia tutto può, quando vuol essere ingiusta. Con un allargamento di circoscrizione giuridica si è riusciti a portare nelle liste dei giurati un’alta percentuale di slavi, e con una interpretazione tortuosa della legge si sono potuti scegliere i giurati con una proporzione del 75 per cento slava. È vero che la cosa ha sollevato indignate proteste e che una prima nomina è stata annullata, ma il sistema persiste. La legge dice di scegliere a preferenza «coloro che per assennatezza, probità, retto pensare, fermezza di carattere e, dove parlasi più linguaggi, a conoscenza delle lingue, danno affidamento, ecc.» e di tutte queste qualità non se ne considera che una, l’ultima, nominando a giurati degli slavi anche quando notoriamente mancano loro molte delle altre. Il che dimostra del resto una volta di più, come gli slavi, sia pure delle più umili condizioni, conoscano l’italiano.

Anche il tribunale commerciale resisteva alla slavizzazione, in virtù degli «assessori mercantili», ossia di giudici profani proposti dalla Camera di Commercio e nominati dal Ministero. La Camera di Commercio proponeva come più idonei dei commercianti italiani, ma il Ministero, violentando la legge, nomina per conto suo anche degli slavi. Così nella Commissione di avvocati che esamina i giudici, il Ministero nomina degli slavi derogando, dalle proposte della Camera degli avvocati. Lo slavo viene incastrato per tutto, e talvolta contro le più esplicite disposizioni legislative.

Quale valore intrinseco abbia poi questa giustizia noi non vogliamo discutere. Osserviamo pero che nella spietata lotta verso l’italianità essa porta un grande tributo. Gli abusi della polizia, le violenze, le brutalità, le vessazioni, le iniquità contro gl’italiani, non sarebbero possibili se la giustizia non vi ponesse l’approvazione delle sue sentenze, se essa non cercasse nella legge la loro giustificazione, se essa non respingesse i ricorsi, dimostrando la solidarietà dei poteri in un sistema di persecuzione nazionale. La legislazione austriaca che nulla abroga del passato, è così complessa e così elastica, e lascia tali libertà alle autorità politiche che spesso l’arbitro vi si può muovere senza urtarne