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sulla steppa 377


più nutriti per farsi perdonare l’interruzione. Certo l’automobile portava dei gravi danni alla devozione. I campanari, che sbattagliavano festosamente, come vuole l’uso quando la processione è fuori, sospendevano di suonare, e, profittando della elevata posizione dei campanili, seguivano con lo sguardo l’automobile fuggente lontano con il suo strascico di polvere che si riabbatteva sui prati.

Nel pomeriggio siamo entrati nella vera regione delle steppe Sul battello a cavallo che attraversa il Tom a Tomsk. — Il motore.

— le steppe di Barabinsk — che in certi punti ci ricordavano le praterie mongole. Era però una Mongolia molto più verde, ricca d’acque, variata da ciuffi d’alberi nani — boschetti lillipuziani. Rivedevamo delle piante che giganteggiano nella taiga, e specialmente betulle, ma divenute umili nella steppa, meschine caricature di se stesse, desiderose di farsi piccole, di ritornare erba. Dei grandi stagni e dei laghi scintillavano ogni tanto all’orizzonte confusamente, e ci pareva, vedendoli da lontano, di correre verso qualche mare ignoto.

Su tutta quella sconfinata pianura si aprono specchi d’ac-