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294 lettere dal mare


cini, che dicono l’inclinazione dei timoni e del battello, e imprime rapidi giri alla ruota timoniera, dei colpi di previsione, abili e precisi. Perchè il sommergibile è come una bestia docile ma lenta a capire; non ubbidisce immediatamente. Non si può aspettare che abbia raggiunto la profondità voluta per fermarvelo; va fermato assai prima. Esso segue gli impulsi ricevuti, continua a scendere o a salire; se si tardasse troppo a richiamarlo quando affonda, scivolerebbe negli abissi da cui non si ritorna. Certe catastrofi dei primi tempi della navigazione subacquea furono dovute a questa terribile pigrizia. Va comandato sempre con anticipazione. Per guidarlo bisogna sentire d’istinto gli effetti della sua inerzia, e si arriva a condurlo senza l’errore di un decimetro.

Il «V.L.A.» risale. Le mani appoggiate ai manubri orizzontali che servono a girare il periscopio, il comandante si prepara all’esplorazione. Intorno a lui, nel piccolo settore di manovra, affluiscono tutte le arterie del battello; ogni macchina viene a porgersi per lunghe trasmissioni al controllo centrale. Intrecci di tubi, reti di cordoni, fasci di fili, si allacciano a interruttori, a manovelle, a ruote, a chiavi, a manometri, a segnalatori, e in mezzo a questa formidabile anatomia di metallo, nel centro dell’organismo favoloso e palpitante, un cervello: l’uomo.

L’asta del periscopio affiora. Il comandante