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la sorpresa 329


essere presa per una silurante. Avvicinandosi, la distanza si precisa e la nave avvistata si rivela.

Al primo momento, nelle due ombre era stata riconosciuta soltanto la sagoma di navi combattenti, per le molteplici ciminiere, i bordi bassi, la linea ardita. Dopo alcuni istanti, giunti ad un migliaio di metri, i nostri hanno capito. Di fronte a loro, mostrando tutto il fianco snello, passavano due cacciatorpediniere austriaci, di forme diverse, un Tatra e un Uszar, il più grande avanti. Cosa facevano? Dove andavano?

Erano eccessivamente lontani per tentare di colpirli col siluro. Il siluro più rapido non percorre più di ventiquattro o venticinque metri al secondo; impiega quaranta o quarantacinque secondi per fare un chilometro, ed è impossibile calcolare il suo punto di incontro con un vascello vagamente intravvisto e la cui velocità è inapprezzabile. Bisognava andar vicino, molto vicino. Sotto!

Ad un tratto, il primo cacciatorpediniere nemico ha girato risolutamente la prora sulle siluranti italiane. Le aveva viste?

Esse hanno rallentato un istante aspettando che la manovra dell’austriaco si delineasse, per modificare il loro piano di attacco. Ma subito dopo il cacciatorpediniere ha virato di nuovo a sinistra, ripresentando il fianco, e a tutta velocità si è allontanato. L’altro lo ha se-