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la sorpresa 335


veemente. Ad un centinaio di metri dalla nave nemica, l’ufficiale ha gridato il «Via!»

Il siluro è guizzato avanti in un tuffo. L’ufficiale ha contato i secondi: uno, due, tre.... cinque, sei, sette.... Una seconda esplosione ha scosso la notte.

Un getto immane d’acqua, un velario di spuma ha biancheggiato come una fosforescenza nel buio nascondendo per qualche istante il trasporto austriaco. Tutte le luci si sono spente. Le dinamo erano, infrante. La ciminiera si è piegata ed è caduta indietro con uno schianto metallico. La nave era colpita nel centro.

Nel medesimo momento la paura, la confusione, l’allarme, hanno urlato. Hanno urlato per tutto. La riva era tutta una voce. Gridi, vociferazioni tumultuose, appelli, comandi, venivano dalla nave colpita, sul cui ponte risuonava il calpestio del pànico. E dalla terra, nel clamore improvviso, si levavano domande affannose: Was ist es passiert?... Was?

Anche le luci di segnale si sono spente, ad una ad una. Il Konak si è abbuiato, e il raggio rosso del pontile è scomparso. Il pontile rombava tutto di passi in fuga. Nel loro allarme gli austriaci hanno creduto forse ad un attacco aereo, e si sono rifugiati nel buio. Come poteva essere arrivato fin lì il nemico se non per le vie del cielo?

Eseguito il lancio, la silurante nostra ha virato per tornare indietro, ma l’impeto della