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Buone alcune, men buone parecchie altre; e tra le men cattive si possono appunto annoverare le influenze della nostra arte, quantunque siano state e siano parziali e frammentarie. Se non fossero tanto rigidi nelle loro dottrine preconcette, i Tirolesi del Sud ammetterebbero che specialmente nell’architettura gli elementi latini non sono rarissimi in tutta la plaga, dove in ogni secolo parecchi de’ migliori capimastri e operai, sottoposti alle più dure e redditizie fatiche, si trassero precisamente dagl’italiani del Trentino, della Lombardia e del Veneto.
Con che non disprezziamo per nulla quanto di meglio ha importato in quelle terre la pertinacia dello spirito teutonico: il razionale disboscamento, la bonifica delle paludi in ogni fondo di valle, l’arginatura e deviazione di torrenti e di fiumi, i vigneti bassi a pergola e in linea obliqua per secondare l’opera della luce e del calore solare, la pulizia e l’ordine nei più piccoli particolari della casa, del vestito e della vita quotidiana, il rispetto alle autorità costituite, la distribuzione della proprietà e i rapporti tra capitale e lavoro per artigiani e contadini, la religiosità che si manifesta generalmente in forma austera e dignitosa, lo scrupolo nell’osservanza dei propri doveri, la coesione della famiglia, la fraternità tra le classi sociali e va dicendo.
In questo noi meridionali, passati attraverso tante peripezie di dominazioni barbariche, in questo