Pagina:Barzini - Una porta d'Italia col Tedesco per portiere, Caddeo, Milano, 1922.djvu/54

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role Regno e Re. Di modo che per molti casi essi hanno continuato a difendere automaticamente l’Austria...

Questione di scrupolo. Potevamo noi, sostituendo delle parole, alterare una legge che ci eravamo impegnati a conservare intatta? E poi, quale persona, quale ufficio, quale dicastero, poteva assumersi la responsabilità di un ritocco? A chi spettava? Sfogliate tutti i volumi della legislazione italiana; il caso non è contemplato. Dunque? Ecco il mistero delle nostre miserie: non si sa mai chi debba fare le cose nell’ora dell’imprevisto. Un’autorità addita l’altra e tutte additano il Parlamento. E intanto l’assurdità, l’incoerenza, l’errore, si perpetuano legalmente, deplorati e intangibili. Possono avvenire quassù fatti di questo genere: un giorno i giornali alto-atesini riportarono propositi volgarmente ingiuriosi per l’Italia tenuti alla Dieta di Innsbruck; il Procuratore del Re ordinò il sequestro dei giornali; il tribunale di Bolzano annullò il sequestro perchè la legge austriaca «copre d’immunità i resoconti del Reichsrath e della Dieta Provinciale». Trento ha cassato la ridicola sentenza, ma rimane stabilito che in nome di S. M. il Re d’Italia e in forza di legge la Giustizia altoatesina riconosce che il capoluogo di provincia dell’Alto Adige è Innsbruck e il Parlamento dello Stato è a Vienna. Possiamo stupirci poi se la gente comune qui non s’è accorta affatto che è in Italia?

Se non ce ne accorgiamo neppur noi! Per un