Pagina:Basevi-Opere di Verdi.djvu/30

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ed è ornata altresì di certe fioriture, che attestano l’influenza, che il Rossini ebbe sull’ingegno del Verdi ne’ primi suoi passi nell’arte musicale. — La Cabaletta, di forma comunissima, ha però uno slancio, che appartiene veramente al Verdi.

La preghiera di Zaccaria è maestosa; ma non troppo ben connessa ne’ suoi periodi.

Fra i modi propri del genio Verdiano havvi il fare i ritmi staccati, o a scatti, convulsi, che scuotono fortemente l’uditore: di questo ritmo si valse nel Coro dei Leviti.

Nel quartetto a canone volle pure il Verdi pagare tributo al Rossini. Dicesi che il Piccinni fosse il primo a portare il canone sul teatro; noi non c’inganneremo, se teniamo per fermo che il Verdi, con questo pezzo, debba essere l’ultimo. Nulla di più contrario all’effetto scenico che il canone. Lasciamo stare i canoni e le fughe ai contrappuntisti; nè c’inviti l’esempio degli antichi, in specie dei Fiamminghi, i quali non conoscevano altro modo di far parlare la musica. Costoro, con simili artifici, tentavano in gran parte di coprire e nascondere la povertà della immaginativa loro. E che questa fosse veramente ben povera, o, altrimenti, che la melodia non godesse troppo il favore dei maestri antichissimi, lo si raccoglie dal vedere, che anche i sommi compositori, prima della scoperta del melodramma, non sdegnavano di adoperare nelle loro messe, mottetti ec., le melodie di popolari canzoni, non escluse le oscene, di madrigali ec; tanto che tu leggi per titolo di alcune messe antiche Baciatemi o cara; O venere bella; Che fa oggi il mio Sole ec. ec. E perfino il sommo Palestrina, obbedendo al costume, scrisse