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l’italianità del trentino e l’irredentismo italiano 145

dano robuste giogaie, più elevate e con scarsi valichi nella regione dell’Alto Adige; meno alte ed incise da numerosi e facili passi quelle del territorio trentino, che perciò appunto ha potuto costituirsi oltre che del bacino medio del fiume Adige, delle testate di valle del Chiese, del Sarca e del Brenta.

L’esistenza in questo punto di una catena parallela a quella del grande arco; l’essersi in grazia di essa formati due vestiboli ha costituito e costituisce per la penisola italiana come una doppia barriera di confine, una duplice cerchia di mura, una esterna ed una interna. E la storia provò come tale duplice baluardo fosse necessario e provvidenziale.

La popolazione indigena del vestibolo inferiore della regione trentina è tutta italiana. L’elemento straniero non è neppur percettibile. Nell’Alto Adige invece l’elemento italiano è un quinto (quarantamila abitanti) di fronte a quattro quinti di tedeschi.

Le ragioni storiche del differente grado di italianità dei due vestiboli sono spiegate in modo mirabile dalla loro posizione geografica.

Soggiogate, regnante Augusto, le tribù celto-galliche del Trentino e i reti dell’Alto Adige, i romani accumularono nelle due regioni i loro presidii, convinti della necessità di volgere tutta la regione alpina a guardia della civiltà contro la barbarie teutonica.

Trento, splendidum municipium, era il cuore, il centro di irradiazione latina fino all’estremo culmine della cerchia alpina e molti geografi