Pagina:Battisti, Il Trentino italiano, 1915.djvu/20

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indispensabile elemento di integrazione. Costituiscono esse coi loro ghiacciai e nevai, coi laghi alpini e prealpini, il serbatoio distributore delle acque; coi loro pascoli e col manto selvoso forniscono ricchezza e contribuiscono a moderare i climi; nelle loro viscere racchiudono tesori di metalli e di marmi; nei loro recessi offrono asili di pace e di frescura.

Come nelle zone prealpine una coltura razionale e integrale di fondi esige che lo stesso proprietario abbia pascoli sull’Alpe e campi e prati nelle valli; ed ovunque chi ha un podere ha interesse di essere in possesso del bosco attiguo o della sorgente che scaturisce in un campo vicino; — così, nella più vasta economia di tutta la penisola, occorre che sotto un solo governo sia tutta l’Alpe e tutta la pianura cui essa fa corona, mentre all’Italia mancano oggi brani d’alpe lombarda, atesina, veneta e manca gran parte dei piani friulani e tutta la marina di Trieste. Non parlava senza fondamento (ed il suo ragionamento è applicabile a molti altri campi) quell’idrologo che, a proposito delle inondazioni, affermava esser possibile la sistemazione dei corsi d’acqua alpini solo al patto che un unico magistrato delle acque abbia a presiedere al governo dei singoli bacini fluviali, dell’Adige, del Piave, del Brenta, ecc.

La storia ricorda inoltre come fino verso il 1860 il Trentino fosse una provincia fiorentissima per lo sviluppo industriale e per molte altre risorse naturali. Lo era per i benefici che ritraeva dall’unione col Veneto e col Lombardo. Col 1860 e col 1866 il confine politico fu spostato. Il Trentino non ebbe più come sfogo, come mercato per la sua produzione, la pianura padana e vide una alla volta intisichire, estinguersi tutte le sue industrie: i setifici, le ferriere, le fabbriche di vetro, ecc. Perfino la pastorizia, che cresceva prosperosa sfruttando nella stagione mite i pascoli del Trentino e inviando le mandre a svernare nella Lombardia, fu ridotta a magre proporzioni dai decreti del governo austriaco che non tollerò più questo scambio fra l’alpe e il piano e impedì agli armenti, con pretesti sanitari prima, con leggi militari poi, il passaggio del confine. Quanti e quanti pastori dovettero rassegnarsi ad alienare con immense perdite le loro greggie! Quanti