Pagina:Battisti, Il Trentino italiano, 1915.djvu/22

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Venne il 1878, l’anno fatale del congresso di Berlino, che toglieva al Trentino ogni speranza e dava all’Austria baldanza per infierire su di esso con maggiore veemenza. Trento e il Trentino iniziarono allora una lotta ostinata, paziente per difendersi da mille e mille sopraffazioni, per impedire che si rubasse loro la dolce lingua di Dante, che si distruggesse nel cuore del popolo l’innata fierezza montanara, l’amore alla indipendenza, alla libertà, alla madre Italia. Da questa lotta che sostenne da solo (invano attese aiuto dai fratelli del Regno!) esso uscì vincitore, ritemprato, ringagliardito, più italiano che mai!

V’erano nel 1866 nel Trentino, come vi erano nel Lombardo e nel Veneto, fra le masse contadinesche molti elementi estranei al sentimento nazionale, per loro natura conservatori, inclini a cieca ubbidienza al potere governativo, sobillati sopratutto da emissari austriaci, da preti e da spie. Ma si accrebbe la coltura (il Trentino — e questo è merito tutto suo, non del governo — ha oggi solo il 3,3 per cento di analfabeti nella popolazione superiore ai dieci anni); l’emigrazione, specie quella transoceanica, risvegliò le plebi agricole; i progressi economici e le conquiste militari dell’Italia, descritta dai poliziotti austriaci come una terra di pezzenti curva sotto l’onta di Lissa, ravvivarono in molti le antiche speranze e di nuove ne infusero nei dubbiosi e negli scettici; talchè a poco a poco la gramigna dell’austriacantismo e dell’anti-italianismo andò estirpandosi.

Ora non vi è nel Trentino nessun partito che non sia nazionale.

Nazionali sono i liberali che furono i fondatori più attivi delle istituzioni di cultura e di difesa nazionale, come la Lega Nazionale e dei circoli sportivi con indirizzo patriottico.

Nazionali i socialisti che non solo si associarono alla lotta per l’autonomia del Trentino e per l’università italiana, ma in questi momenti assunsero assai spesso parte direttiva, cercando di popolarizzarli e di impedire che l’agitazione rimanesse nella ristretta cerchia rappresentata dai liberali. Giovi qui ricordare che fu un deputato socialista di Trento, Augusto Avancini, che ad una grossa