Pagina:Battisti, Il Trentino italiano, 1915.djvu/25

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Messina portò lo sgomento e il lutto nella penisola, il capo dello Stato Maggiore austriaco generale Corrado von Hötzendorf, proponeva e propugnava la marcia dei suoi soldati contro l’alleata. Il tentativo si ripetè al tempo della guerra di Tripoli. Nel Parlamento un ex ministro, il Kramarz, vien da anni ripetendo con catoniana costanza: «Indeboliamo l’Italia», mentre un pagliaccio pangermanista, l’on. Malik, grida con voce di scherno: «Tripoli-Trapoli» ogni qualvolta sente un accenno all’Italia. Nelle caserme la designazione di feindliche Truppen (truppe nemiche) è destinato all’esercito italiano. In odio a questo si insegnano ai soldati le più insolenti canzonette. Nè si tratta di spavalderie di singoli soldati o di singoli politicanti; no, questi che abbiamo solo accennato in alcune poche delle loro infinite quotidiane espressioni, sono ben saldi e fondamentali propositi nonchè delle sfere militari di tutte le altre che stanno più prossime al trono e al governo dell’Austria. E questi propositi corrispondono troppo bene al comune sogno teutonico del Drang nach Süden, della irruzione tedesca dalle indifese Alpi italiane alla conquista della pianura del Po. Chi conosce le Alpi tridentine o quelle del Cadore o di altre regioni del Veneto e della Lombardia, sa bene quanto spesso e quanto addentro anche nei confini attuali del Regno, i pionieri del pangermanismo affermino la loro presenza e i loro ideali di prepotenza invaditrice col motto di cui imbrattano tutti i luoghi dove arrivano: Mit Herz und Hand für Alpenland: Col cuore e col braccio per le Alpi nostre! E questo Alpenland dilaga verso la pianura padana.

Le società che oggi profondono nel Trentino l’oro snazionalizzatore, quelle che organizzano le oasi del Gardasee hanno il loro centro di irradiazione a Berlino. A Trento la Germania ha già mandato i suoi ufficiali di Stato Maggiore. Con quanta bramosia appetisca Trieste caposaldo della grande linea di dominio germanico: Amburgo-Adriatico, è noto. «L’eterno barbaro», non mai sazio di rapina, proseguirà imperterrito finchè non sian mozzati gli artigli e i rostri alle aquile di Austria e Germania.

Lo vuole la patria, lo vuole la civiltà.