Pagina:Battisti - Discorso elettorale, 1908.djvu/6

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Il programma socialista e il programma liberale del ’48.

Ho avuto la tentazione di venir qui a leggervi come mio programma, il programma dei liberali del 1848. Dalla riforma elettorale all’autonomia, dalla abolizione delle tasse indirette ai provvedimenti di indole economica e sociale, c’è nel programma dei liberali d’allora — quei liberali si chiamavano Gazzoletti, Esterle, Marsilli — tutto quello che noi oggi chiediamo. E non sono io a far la figura del codino se devo attenermi ad un programma vecchio di sessanta anni e di un partito che è conservatore di fronte al socialismo; la colpa è della borghesia nostra, che molta parte di quel programma ha trascurato e dimenticato. Ma ciò che non si potè conseguire in passato, deve pur esser raggiunto nell’avvenire. La vita politica di un popolo non può procedere a sbalzi; e quelle rivendicazioni, che non furono ottenute o da una classe o da una generazione, devono esser conquistate dalle successive.

I sessanta anni trascorsi, ad altro non hanno giovato che ad accumular nuovi fatti a documentazione di questo: che noi viviamo in una delle più retrograde provincie d’Europa, ove non c’è ombra di giustizia nè sociale nè nazionale.

Di ciò potremo convincerci esaminando, senza abbandonarci a voli retorici, i capitoli più importanti dei bilanci della provincia. La critica ad essi, varrà a metter in rilievo il programma nostro e ci darà modo di assurgere dalle considerazioni d’indole economica-finanziaria a quelle di carattere sociale e morale.


I cespiti d’entrata della Provincia.

Convien premettere che l’amministrazione della provincia è una delle più arruffate. Essa è tenuta con criterii di contabilità, in cui non risplendono mai nè l’evidenza, nè la chiarezza. Non tutte le entrate della provincia figurano in un’unica partita; oltre il fondo generale delle entrate vi è un fondo particolare e ove il primo non arriva a coprire i suoi incombenti, vi si supplisce cogli avanzi del secondo. Il che origina confusione non piccola e difficoltà di interpretazione.

I cespiti principali d’entrata della provincia — astrazion fatta dai proventi sia dei vari patrimoni che degli istituti, nonché dalle tasse scolastiche — possono raggrupparsi in tre categorie: le addizionali provinciali e l’assegno dello stato dal reddito dell’imposta sulla rendita personale equivalenti — secondo il consuntivo del 1905 — a due milioni, 362 mila corone; l’assegno dello stato dal reddito dell’imposta sui liquidi distillati e il provento dell’imposta sul vino e sulla birra corrispondenti ad un milione e trecento mila corone; il reddito della tassa sul grano di un milione e duecentosessantaduemila nonchè gli interessi del fondo cosidetto d’approvvigionamento, il cui patrimonio è di quattro milioni.




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