Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821.djvu/70

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lxiv VITA

alle misure di lunghezza1, il N. A. però proponeva che immediatamente si potesse pensate a mettere ad effetto anche l’altra riduzione dei pesi diversi che si usavano in questo dominio, ed indicava quindi le opportune massime per la formazione dei campioni, per le tavole di ragguaglio, e per la verificazione dei pesi ch’erano in uso.

Ciò però che forma il più bel pregio di quella Consulta; per cui essa sarà sempre tenuta degna di speciale menzione nel fatto delle misure, si è che il Beccaria ivi propone chiaramente di seguir la numerazione decimale, e di ricavare il campione di tutte le misure dal sistema celeste. Ecco come egli si esprime nel § 17 della citata Relazione. “Se la notorietà delle misure non fosse uno dei principali riguardi che si deve avere per indurre il popolo, sempre ritroso ai cangiamenti di sistema; ad accomodarvisi, io avrei desiderato in questa rivoluzione di dividere le misure in frazioni decimali, cioè nella progressione decupla decrescente.” Egli prosegue colf indicare che il P. Frisi proponeva di legare la misura terrestre colle misure celesti, fissando per campione del nostro miglio un minuto di latitudine al nostro paralello, e quindi misurarne la lunghezza in braccia milanesi: aggiunge poscia

  1. Codesta riduzione ebbe luogo in fatti per tutto lo stato di Milano, essendosi adottata per sola misura di lunghezza il braccio da legname milanese. Nella nostra città v’erano oltre al medesimo altre misure lineari, siccome il braccio da panno, il braccio da seta, ec.