Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821 II.djvu/439

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RELAZIONE 439

due sostegni di ottone per posarlo. Alle precise due estremità del doppio braccio sorgono due grossi denti o mensolette d’acciaio, tra le quali comincia e finisce la verga d’argento, che divide per mezzo della larghezza del campione la lunghezza precisa di due bracci. Questa è divisa in once 24, come divisa parimenti è la lunghezza delli detti due bracci sul ferro. Sulla verga poi d’argento nel mezzo della lunghezza sono segnate dodici once divise in punti ed atomi, cosicchè si potrà prendere un braccio per semplice sovraimposizione nel mezzo, due bracci per immersione fra li due denti d’acciaio. In questa maniera e l’immersione e la sovraimposizione, e le linee segnate tanto sul ferro che sull’argento, e le minute divisioni impresse su quest’ultimo, ci daranno tutti li possibili riscontri e confronti, onde avere la perpetua identica lunghezza del nostro braccio; e sfrantumandosi per impossibile il campione stesso, basterebbe che rimanesse intatta un’oncia od anche un punto solo per poterlo riprodurre di nuovo. La ruggine naturale al ferro non doveva formare un’obbiezione, perchè quando si custodisca e si operi sul campione in un luogo asciutto, l’acido dell’aria, che scioglie naturalmente la superficie del ferro, agisce uniformemente e vi forma una vernice nera naturale, colla quale poi si conserva per immenso spazio di tempo; e non riesce ingrata all’occhio, circondando l’argento che vi prenderà maggiore risalto. Le linee tirate sul ferro sono state fatte abbastanza profonde perchè il tempo non le cancelli, e l’argento che non diviene