Pagina:Bellamy - L'avvenire, 1891.djvu/57

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«Ov’è il commesso del negozio? chiesi, poichè nessuno si presentava per servire la signorina.

«Non ho per ora bisogno del commesso» disse Editta «non ho ancora fatto la mia scelta.

«Ai miei tempi, era ufficio del commesso di aiutare i compratori nella loro scelta» replicai.

«Che! indicavano alle persone ciò che ad esse occorreva?»

«Sì, e, più spesso ancora le eccitavano a comperare ciò che ad esse non occorreva».

«Ma, e le signore non trovavano forse che ciò fosse molto impertinente?» disse Editta attonita. «Quale interesse poteva avere il commesso che la gente comperasse o no?»

«Era quello appunto il loro interesse!» risposi. «Proprio per ciò venivano impiegati e si chiedeva loro di fare tutto il possibile onde spacciare la merce».

«Ah sì! quanto fui stordita a dimenticarlo» disse Editta. «Il benessere del mercante e de’ suoi commessi dipendeva ai tempi vostri dallo spaccio più o meno grande della mercanzia».

«Naturalmente ora tutto è cambiato. La merce appartiene alla nazione. Essa è qui per coloro che ne hanno bisogno ed il compito del commesso sta nel servire le persone e nel ricevere le loro commissioni. Non converrebbe nè al commesso nè alla nazione il dare ad alcuno un metro od una libbra di più o di meno di ciò che esso domanda». E sorrise aggiungendo: «Come dev’essere stato assurdo l’avere dei commessi, che cercavano di persuadervi a prendere ciò che non volevate».

«Ma mi pare che anche nel secolo ventesimo, un commesso potrebbe essere utile senza eccitarvi a fare acquisti; potrebbe sempre darvi alcuni schiarimenti circa la merce» osservai.

«No» disse Editta «ciò non spetta al commesso. Questi cartoncini stampati, dei quali le autorità governative si fanno mallevadrici, ci danno tutti quei schiarimenti che ci possono occorrere».

Vidi allora che, ad ogni campione era unito un cartoncino, su cui erano indicati: il materiale, la qualità ed il prezzo dell’oggetto, sicchè ogni ulteriore domanda diveniva superflua.