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«Non precisamente come allora,» aggiunse il dottor Leete, «ma fino ad un certo punto sì. Il prezzo di ogni libro si deduce dalle spese di pubblicazione, a cui si aggiunge un tanto per cento per l’autore. Questa somma viene iscritta al suo avere e, fintanto che essa basta al suo mantenimento, egli è considerato sciolto dall’obbligo di lavorare per la nazione. Se il suo libro ottenne successo, egli ha un permesso di più mesi, di un anno, di due o di tre, e, se in questo frattempo, egli volesse scrivere un’altro libro, il suo congedo continuerebbe a prolungarsi a seconda della vendita. Uno scrittore celebre riesce così a mantenersi con la sua penna durante tutto il periodo di servizio, ed a seconda del suo grado di capacità letteraria, che viene stabilito dall’opinione pubblica, egli continuerà o no a dedicarsi alla letteratura. Il risultato del nostro sistema non è quindi molto dissimile dal vostro; vi sono però due differenze essenziali. Prima di tutto l’alto scopo dell’istruzione presente, permette al popolo di decidere sul vero merito di un lavoro letterario, ciò che non era possibile ai vostri tempi. In secondo luogo non v’è oggi traccia di favoritismo, che possa impedire che il vero merito venga riconosciuto. Ogni scrittore ha precisamente la stessa occasione di presentare la sua opera al giudizio del popolo. A giudicarne dalle loro proteste, questa assoluta uguaglianza di occasione, sarebbe stata assai pregiata dai vostri scrittori».

«Avrete probabilmente gli stessi principi per riconoscere il merito in altri domini, come nella musica, nella pittura, nelle invenzioni, ecc.,» domandai.

«Sì,» rispose egli, «ma con qualche differenza nei particolari. In arte, per es., il popolo è, come in letteratura, l’unico giudice; esso decide dell’accettaziene di statue o quadri per gli edifizi pubblici e la sua sentenza favorevole stabilisce se l’artista deve abbandonare ogni altro lavoro per seguire la sua vocazione. In tutte queste direzioni dell’ingegno originale, si segue lo stesso metodo: dar libero campo all’aspirante e non appena si vede che c’è ingegno vero, lasciare che egli segua il suo corso e liberarlo da tutte le pastoie. L’esenzione da un’altro servizio, non è, nè un regalo, nè una ricompensa, bensì un mezzo di