Pagina:Bellentani - La favola di Pyti, 1550.djvu/11

Da Wikisource.

DI PYTI.

4

     Sparger non altramente il sol vedeasi
     Il vermiglio color da i raggi suoi,
     che Porpora faria, mentre distesa
     Fosse tra bianche mura, ù riflettendo
     Convien ch’ombra vi stampi à se conforme,
Ma ben per lei dannoso il sol’allhora
     Giunse á tanta beltà troppo alto honore,
     Che bella piu che mai subito apparve
     O ne Borea in quel punto ivi girato
     Havesse gli occhi à rimirala mai,
     Borea crudel, che dopo fatto in mare
     A mille legni periglioso danno,
     Uscito del suo regno horrido et freddo
     Tosto che vide il bel sembiante odorno,
     Cosi parve che in lui nuova Orithia
     L’antiche fiamme rinovasse in tutto,
     Più volte fiso rimirolla, et tanto
     Che se l’amar non fu pria che’l vedere,
     Con la vista l’amor nacque ad un tempo.
     Sorse ad un tempo il fuoco, poi che ei vide
     Le Bellezze presenti, et gia per fama
     Conte ne boschi, ove piu volte udito
     Haveva il Nume Semicapro ir lei
     Lodando sopra quante il mondo ha belle.
     Oime (prese indi à dir) dunque ė pur vero
     Ch’arda colui per tal beltade et tanta?


A iiii